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Vito Teti ad Ecolandia

Il tono pacato, lo sguardo sereno e sorridente, la postura asciutta e retta sono i tratti salienti che normalmente contraddistinguono l’antropologo Vito Teti durante le conversazioni culturali in cui è protagonista. E così è stato a Ecolandia, in occasione della presentazione de “La Restanza” (Einaudi 2022) l’ultima fatica letteraria con la quale il docente universitario compie un’analisi delle tendenze demografiche territoriali che sempre più marcano lo spopolamento delle aree interne a favore dei grandi centri urbani di pianura.

In questo movimento umano di molti e nella contemporanea e testarda permanenza di alcuni si gioca una dialettica che non deve essere di contrapposizione ma di complementarità. E così il concetto di “Restanza” si carica di un nuovo dinamismo fecondo e foriero di sviluppo possibile.

“Spettacoli nella natura”, il festival concepito dal giornalista Giuseppe Smorto su input del Consorzio di gestione. Ecolandia è un luogo riabitato – ha esordito Smorto nel suo dialogo con l’autore -. Qui dove un tempo c’erano bracconieri e corse clandestine di cavalli oggi si condividono progetti di sviluppo”. Proprio questi progetti diventano la dimostrazione plastica della possibilità di un nuovo modo di pensare e organizzare i luoghi se c’è una volontà forte. La Sala “Giuseppe Spinelli” che ha ospitato l’evento e tanti ne ospiterà in futuro era in origine un lido abusivo costruito in area demaniale. È stato confiscato, smontato e rimontato a Ecolandia diventando un “bene comune”. Tutto ciò è stato reso possibile solo dalla pervicace volontà di un gruppo di visionari che hanno fatto “cordata” caricandosi in spalla un’idea suggestiva e trasformandola in progetto.

È la mancanza di questa capacità visionaria e lungimirante che lo studioso di San Nicola da Crissa (Vv) rimprovera alla classe politica colpevole di essere “stupida e priva di idee”. Un giudizio drastico frutto delle riflessioni maturate osservando la natura che lo circonda: Noi abbiamo un’idea statica della terra. Invece la terra ha un suo sentimento. Entra in gioco con noi e forse ha pensato negli ultimi secoli che non siamo dei buoni abitatori. Non capiamo che siamo tanti, dagli animali alle piante, ai fiumi, alle acque. Dovremmo avere un atteggiamento di rispetto e di cura per tutto quello che ci sta intorno”. Un sentiment di armonia che potrebbe valorizzare anche i rapporti tra partenti e restanti. Ognuno di essi si porta dentro un pezzo di luogo che può comporre un puzzle complessivo in cui ognuno può dare un contributo. Chi resta tiene la porta aperta e l’uscio pulito per chi come un novello Ulisse può tornare portando in dote l’esperienza maturata in un altrove complementare. “C’è bisogno di entrambi i ruoli – ha sottolineato il giornalista Peppe Smorto -. Così possiamo rivitalizzare i luoghi di parenza”:

“Ma se mancano i servizi dove tornano le persone?” Si chiede pragmaticamente (e polemicamente) Teti. E qui torna in gioco la politica che dovrebbe avere chiaro la sua responsabilità per custodire luoghi con servizi efficienti e funzionali. Poi ci penseranno gli abitanti a dare senso alle proprie specifiche vocazioni professionali e occupazionali che diventano “presìdi di civiltà e di nuova ecologia”.